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LA STORIA DELLA TERAPIA MULTIFAMILIARE

 

L’idea clinica di lavorare contemporaneamente con più famiglie venne, per la prima volta, introdotta da Laqueur nel 1964.

Il gruppo di lavoro sperimentato da Laqueur era formato da cinque o sei famiglie.

All’interno di questa prima esperienza fu possibile osservare un incremento della comunicazione e un miglioramento della comprensione: queste famiglie, infatti, impararono, direttamente ed indirettamente, le une dalle altre.

Questa prima esperienza influenzò molti altri clinici.

 

Tra questi Mc Farlane, che sviluppò un programma di terapia multifamiliare all’interno di un Ospedale Psichiatrico nel 1982.

Egli osservò che certe famiglie riconoscevano aspetti delle proprie caratteristiche riflesse nelle altre famiglie con cui condividevano il programma. Questo solo fatto era in grado di produrre apprendimento senza alcun intervento del terapeuta.

Successivamente, l’applicazione della terapia multifamiliare si è progressivamente estesa anche ad altre tipologie di pazienti, come i tossicodipendenti, gli alcolisti o i pazienti psicosomatici. In questi ambiti i gruppi multifamiliare dopo due anni circa di lavoro si convertivano “naturalmente” in esperienze di gruppi di self-help).

 

Negli anni ’70 grazie ad Alan Cooklin e al suo staff, presso il Marlborough Family Service di Londra è nato un progetto che intendeva occuparsi di famiglie croniche multiproblematiche, centrando la propria attenzione sulle relazioni disturbate genitori-figli.

Inizialmente il setting del lavoro clinico era rappresentato da un’Unita Diurna (Family Day Unit) ad alta intensità lavorativa, con 10 famiglie impegnate per otto ore al giorno e cinque giorni la settimana, spesso per periodi di parecchi mesi.

La ragione della creazione della Family Day Unit fu il constatare come certe famiglie fossero espertissime nell’attrarre attorno a sé un’enorme quantità di professionisti per essere, allo stesso tempo, altrettanto incapaci di fare un buon uso di tutte le risorse attivate (fossero esse mediche, psichiatriche, sociali od educative).

 

L’intensità del programma giornaliero era e rimane ancor oggi uno dei punti cardine di questo percorso: essa aveva lo scopo di permettere l’emergere dei conflitti fra i membri della famiglia, consentendo loro, in questo modo, di indirizzare i conflitti quotidiani all’interno di un contesto terapeutico. La speranza di Cooklin e del suo staff era quella di accompagnare le famiglie verso un nuovo modo di gestire le crisi che non richiedesse il coinvolgimento infinito dei professionisti e che evitasse, così, la frammentazione dell’offerta d’aiuto.

 

Quindi, il vedere per così tanto tempo le famiglie, permetteva agli operatori  di essere presenti nella quotidianità della vita con le famiglie.

Così l’ora dei pasti, il cucinare e il nutrire, il lavare, il momento del gioco, con lamentele e capricci dei bambini, l’organizzare la giornata con i propri figli, rappresentano punti chiave intorno ai quali strutturare la partecipazione al percorso di queste famiglie per permettere loro di arricchire il proprio repertorio di soluzioni alternative al maltrattamento/disfunzionali.

Il setting multifamiliare aveva il potere di creare un contesto accogliente per le famiglie, favorendo relazioni fra i membri, che spesso proseguivano anche oltre il termine del programma.

 

Negli anni l’articolazione del programma della Day Unit e le modalità di frequentazione delle famiglie, sono cambiate spesso, pur rimanendo fedeli alle caratteristiche appena menzionate.

La Family Day Unit del Marlborough Family Service è stato il primo setting multifamiliare permanente dedicato alle famiglie in grave difficoltà e impostato in modo completamente differente rispetto alle esperienze condotte in precedenza, dove il trattamento multifamiliare venne usato spesso in aggiunta o in alternativa ad altri trattamenti o terapie.

 

L’esperienza innovativa di questo Centro è progressivamente cresciuta negli anni, contribuendo in modo decisivo all’affermazione della terapia multifamiliare in tutta Europa. Nuovi Centri impostati sull’esempio della Family Day Unit del Marlborough sono sorti, oltre che in tutto il Regno Unito, nei paesi Scandinavi (Norvegia e Svezia), nei paesi Bassi (Olanda e Belgio), nell’Europa Centrale (Danimarca, Germania e Svizzera) e perfino nell’Est Europa (Polonia), fino a giungere anche in Italia, primo paese mediterraneo a replicare l’esperienza anglosassone.

In queste realtà sociali così differenti fra loro, l’esperienza maturata dallo staff di Londra ha consentito di incentivare lo sviluppo di adattamenti creativi della terapia multifamiliare in grado di sperimentarsi su varie patologie e problematiche: disturbi alimentari, abuso e maltrattamento, difficoltà d’apprendimento, comportamenti aggressivi e devianti dei minori.

 

 

Referente Multifamily Therapy

Stefania Capelli

tel.  347 1735330

stefania.c@lacasadavantialsole.org

via Cavour, 24

21040 Venegono Inferiore

info@lacasadavantialsole.org

tel. 0331 864329

p.iva 01453990127

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